lunedì 28 giugno 2010

La situazione internazionale è un po' meno instabile

Quelli tra i miei 2,5 lettori che seguono con apprensione le vicende geopolitiche dell'Europa centrale non avranno più dormito sonni tranquilli da quando, quasi un anno e mezzo fa, ho segnalato il fatto che il Liechtenstein non aveva ancora riconosciuto le repubbliche ceca e slovacca e viceversa.
Con colpevole ritardo posso restituire loro la serenità: il mio “post” deve sicuramente aver smosso qualcosa in alto loco, perché nel giro di qualche mese il principato centroeuropeo ha stabilito relazioni diplomatiche con le due nazioni slave. Qui ci sono i comunicati ufficiali del governo del Liechtenstein.

La pace è tornata a Vaduz.

sabato 26 giugno 2010

Attenti ai vampiri

Se avete paura che, mentre fate le vostre spese in centro, possa aggredirvi un vampiro, a chi vi potete affidare se non al cugino motorizzato di Van Helsing? “Van Scharing”!

giovedì 24 giugno 2010

È emergenza “criticità”

Un amico mi chiede che cosa ne penso (o, volendo, che cosa ne pensa l'Accademia) dell'abitudine di usare “criticità” nel senso di “questione da affrontare urgentemente”, come in “le criticità del progetto in questo momento sono...”, considerando anche che, di fronte ai suoi tentativi di sostituirlo con qualche altro termine che suoni meglio, i colleghi del mio amico rispondono che questa parola “sta nel vocabolario”.

La mia modesta opinione è che i colleghi di cui si parla probabilmente non hanno ben chiaro che non è che un vocabolario autorizzi a usare una certa parola in un certo modo: al contrario, se una parola entra nell'uso in un certo modo, prima o poi i vocabolari ne prendono atto, fosse anche che la gente si mette a chiamare “carciofi” le melanzane. (Anzi, certi vocabolari sono molto lesti nell'incorporare nuovi lemmi e nuove accezioni: se si vuol pubblicare una nuova edizione ogni anno, più roba c'è e meglio è.) È quasi come se un rapinatore mostrasse il giornale che parla della sua impresa per dimostrare che ha fatto bene a commetterla.
A me personalmente “criticità” suona pessimamente: profuma della pigrizia intellettuale di cui trasudano tutti questi neologismi di marketinghese. Qualcuno li tira fuori per riempirsi la bocca con polisillabi inutili, e altri gli vanno dietro pensando di darsi un tono.
D'altro canto, le lingue evolvono, anche con meccanismi di questi tipo: buona parte dell'attuale pronuncia inglese viene dai vezzi linguistici dei reali e dei cortigiani londinesi dei tempi andati.
In particolare, in questo caso mi sembra che si tratti semplicemente del meccanismo che parte da una parola che denota una certa qualità in generale e porta a usarla per indicare uno specifico oggetto o situazione che possiede quella qualità, un po' come “verità” nel senso generale di “qualità consistente nell'essere vero” rispetto alle singole “verità” filosofiche, scientifiche etc.
Le conclusioni traetele voi.

martedì 22 giugno 2010

Ebanisti colti


Su Metro (il quotidiano distribuito gratuitamente) di oggi, a pagina 16, appare un editoriale intitolato “L'università non serve” a firma di Mariano Sabatini. (Penso che si possa vedere qui, ma il loro sito è sempre arduo da percorrere.)
Lo spunto è la prova scritta di italiano per l'esame di maturità che si tiene oggi, e il consiglio agli studenti delle superiori è di non voler a tutti costi proseguire gli studi. Infatti, spiega Sabatini, “la sensazione, suffragata dai dati apparsi su queste pagine giorni fa, è che l'università non sia più garanzia di impiego sicuro” (ma va!).
La cosa che mi lascia perplesso arriva alla fine: “Non è scontato che i campeggiatori a vita degli atenei siano più colti di chi decida di cominciare prima possibile a misurarsi col difficile mondo del lavoro. Meglio un appassionato ebanista, che magari la sera legge Tolstoj o Camilleri, di un illuso ricercatore che, sfruttato dal ‘barone’ di turno, non ha neppure il tempo di sfogliare un fumetto”.
Se “meglio” significa che è più felice, può essere benissimo, o forse no. È più felice un ciclista professionista con l'hobby dell'ikebana o un macellaio che suona il violoncello? O uno spazzino innamorato che dedica ogni minuto libero alla persona amata? Chi può dirlo?
Se, come sembra, stiamo dicendo che il lettore di Tolstoj e Camilleri è più colto del ricercatore, anche qui non abbiamo alcun elemento per dirlo: può essere e può non essere. Forse il ricercatore, per quanto sfruttato, è esperto di teoria delle stringhe, di genetica o di paleografia medievale, e allora tanto incolto non sarà. È quasi come se si desse per scontato che il lavoro principale non contribuisca alla cultura, che sarebbe invece formata solo dalle letture serali di Camilleri...

lunedì 21 giugno 2010

Pignolerie tra le nuvole

La mia attività blogghistica sta languendo un po', e prima che il lungo silenzio mi renda fioco, segnalo un blog improntato a un sano spirito pignuolo.

Si tratta di Nuvole Anomale, dedicato a errori presenti nei fumetti: errori di continuità, errori fattuali, errori linguistici, e due delle bestie nere dei disegnatori, che sono quasi le icone del blog: le mani a sei dita e i telefoni a disco a nove buchi.
Ma soprattutto, non vi perdete i ricorrenti avvistamenti di Qué, il quarto nipote di Paperino.