sabato 27 giugno 2009

Beware!

Davanti ai tavolini di uno dei bar del piano sotterraneo della stazione Termini fa bella mostra di sé già da molti giorni questo cartello:



In caso non si legga bene, dice: “ATTENZIONE AL PAVIMENTO”.

Che fa 'sto pavimento? È bagnato? È sconnesso? Si apre all'improvviso e lascia cadere il malcapitato in un fossato pieno di coccodrilli? Non ha una vera esistenza fisica e si dissolve quando uno smette di crederci?

mercoledì 17 giugno 2009

Tre centrali al mese

Leggo, su Metro (edizione di Roma) di ieri[1], un'affermazione attribuita a Jeremy Rifkin a proposito dell'utilità delle centrali nucleari:
Perché il nucleare abbia un impatto positivo sull'ambiente bisognerebbe costruire 3 centrali ogni 30 giorni per 60 anni, per avere il 20% di energia. C'è qualche sano di mente che lo vuole?
Il primo problema è che, come tutte le domande retoriche non a prova di bomba, può essere facilemente disinnescata con un “sì” (non sto dicendo che io personalmente risponderei affermativamente, ma solo che ci sono innumerevoli persone sane di mente che, per motivi più o meno condivisibili, sarebbero d'accordo).

Poi, il modo di esporre i dati è molto poco chiaro e facilmente incline a trarre in inganno: suona più come un classico problema “se sette uomini impiegano nove giorni a scavare una buca di cinque metri...” che non come l'esposizione di un dato su cui ragionare (e infatti è una frase per convincere, quasi uno slogan, non un'argomentazione). Seppure, sarebbe stato meglio semplificare un po' di fattori comuni e dire “una centrale ogni dieci giorni per 60 anni”, o “una centrale al giorno per sei anni”.

Ancora: si sa che quando si ha a che fare con numeri relativamente grandi, descriverli in un modo o in un altro cambia radicalmente le cose, a seconda che se ne voglia sottolineare la grandezza oppure mostrare il fatto che tutto sommato non sono poi così smisurati. Per esempio, gli abitanti della Terra, circa sei miliardi, se fossero messi l'uno sulla testa dell'altro formerebbero una smisurata colonna umana lunga 25 volte la distanza media tra la Terra e la luna o, se sdraiati, si avvolgerebbero 250 volte attorno all'equatore. D'altronde, se a ogni uomo, donna e bambino, lattanti inclusi, si assegnasse un appartamentino del volume di 100 metri cubi, staremmo tutti comodamente in un angolino neanche tanto grande del Grand Canyon (ci servirebbero circa 600 km3 e il Grand Canyon ha un volume dell'ordine di 4000 km3). Quindi esporre un dato in forma “lineare” (costruiamo una centrale dopo l'altra per decenni...) lo ingigantisce, esporlo in modo più aggregato (le costruiamo tutte simultaneamente in pochi anni..) lo minimizza.

Ma soprattutto, quei dati sono sbagliati di almeno un ordine di grandezza. Eccedere nei grassetti è male e me ne scuso, ma dopo la propaganda fatta insultando e zittendo l'interlocutore, la seconda - o la prima? - più grave è quella fatta non solo dando dati parziali, privi di fonte, esposti in modo capzioso, ma del tutto falsi. Si dà l'illusione di essere sereni e razionali, di offrire ragionamenti documentati nonché il modo per verificarli, e invece si sta prendendo in giro.[2]

Quante centrali sarebbero necessarie per soddisfare l'intero fabbisogno energetico elettrico del pianeta? Lì si parla del “20% di energia”, e quindi moltiplichiamo tutto per cinque. Bisognerebbe costruirne 3 ogni 30 giorni per 300 anni, ossia una ogni dieci giorni per 300 anni, ossia una al giorno per 30 anni, e quindi circa 10.000. Già “diecimila”, volendo, è un numero meno spaventoso del fantasma di qualcosa che si trascina giorno dopo giorno per vari decenni. Dopotutto stiamo parlando di un intero pianeta.

Ma non finisce qui. La produzione complessiva di energia elettrica nel 2000 è stata di 14.618 TWh, corrispondente a centrali elettriche per una potenza complessiva di 1.670.000 MW che funzionino ininterrottamente[3] (in realtà la potenza installata è circa il doppio, e le centrali di vario tipo per diversi motivi non funzionano sempre a pieno regime: c'è un surplus locale di elettricità, non c'è il sole o il vento, e così via).

I reattori EPR, che fanno parte di quelli cosiddetti di III generazione, come quelli che piacciono a certe persone importanti in Francia e in Italia, avranno una potenza di circa 1650 MW (come quello in costruzione a Flamanville[4]; in media i reattori in funzione in Francia, per fare un esempio vicino, hanno una potenza di poco più di 1000 MW[5]).

E poi, che vuol dire “centrale”? Molte hanno più di un reattore.

Il risultato è che il numero di reattori complessivi per coprire l'intero fabbisogno planetario è più vicino a mille! (E quindi forse trecento centrali, se hanno tre reattori ognuna, come è in media in Francia.) Ci sono solo uno o due ordini di grandezza di errore. Poteva andare peggio...[6]

Naturalmente il mio è solo un conto grossolano, fatto con l'accetta, per vedere gli ordini di grandezza, ignorando da una parte i problemi legati alla distribuzione, allo smaltimento delle scorie etc. e dall'altro tutte le alternative, di ambito più limitato ma con ben altri pregi.

E serve che dica che se S.B. e N.S. sono d'accordo su qualcosa, è il momento buono per cominciare a essere scettici su quel qualcosa, fosse anche la Venere di Botticelli?


[1] Citazione in un riquadro di Viviana Spinella, Rifkin ai Grandi “Terra agli sgoccioli”, Metro Roma, 16 giugno 2009, pag.3. In teoria è reperibile in rete, ma il server è lento e il file è ingombrante e non leggibile da alcuni programmi.

[2] Ora il dio dei pignuoli si vendicherà di me tempestando di errori questi miei conti, ovviamente. Speriamo bene...

[3] Paul Breeze, “Power Generation Technologies”, Elsevier, 2005, pag.5.

[4] Pieghevole dell'EdF sulla centrale di Flamanville

[5] Pagina dell'EdF sulle centrali nucleari francesi

[6] Come ai giornalisti inglesi che, riportando le istanze delle case discografiche, hanno moltiplicato per mille le cifre già discutibili e presumibilmente manipolate sulle presunte perdite dovute agli scaricamenti “illegali”, come spiega bene Ben Goldacre nella sua rubrica sul
Guardian e nel suo blog Bad Science.