lunedì 22 marzo 2010

La piccola bottega delle curiosità matematiche del professor Stewart


Come alcuni dei miei 2,5 lettori hanno già notato, è appena uscito un nuovo libro tradotto dal sottoscritto. Si tratta di La piccola bottega delle curiosità matematiche del professor Stewart, appunto di Ian Stewart, edito da Codice.

I più attenti tra quei 2,5 - probabilmente uno solo - sanno anche già che, oltre alla traduzione vera e propria, mi sono divertito a localizzare qualche curiosità e gioco, dove era il caso. Per esempio, uno dei capitoli riguarda l'assegnazione di un numero diverso a ogni lettera dell'alfabeto in modo che, sommando i valori delle lettere, il nome di un numero dia un valore uguale al numero stesso, generalizzando quello che si fa assegnando alla A il valore 1, alla B il valore 2 e così via. Be', non mi sembrava il caso di non completare i conti, e li ho aggiunti anche per l'italiano.
Lo stesso dicasi per giochi riguardanti le lettere dello Scrabble (e qui ho fatto i conti sia con la versione italiana dello Scrabble che con lo Scarabeo, che sono simili, ma diversi: semplificando, il secondo nacque come imitazione italiana del primo, dopodiché arrivò in Italia anche la versione localizzata dello Scrabble...).
Non è prettamente matematico, ma visto che Stewart si diverte a disseminare qua e là giochi di parole, il traduttore sente il dovere e il diritto di profondere una quantità equivalente di spirito (di patata, spesso) nel testo italiano. Ma sempre in tema di trasposizioni culturali, quello che mi ha più divertito è stato italianizzare i “tautoverbi”.
Dice Stewart:
I matematici sono [...] prevenuti nei confronti della saggezza popolare, e sono soliti rivedere i proverbi per renderli più logici. O addirittura tautologici, cioè banalmente veri. Così il proverbio «Chi ben comincia è a metà dell’opera» diventa il tautoverbio «Chi ben comincia ha cominciato bene», che ha più senso ed è ineccepibile. E «Tutto è bene quel che finisce bene» è più convincente nella forma «Tutto è bene quel che è bene».
E di lì prosegue con vari esempi, tra cui alcuni lasciati come esercizio per il lettore, fino alle vette di «La gatta frettolosa fa i gattini in fretta» e «Non c'è peggior sordo di chi è privo di udito».

(Quanto al libro stesso, al di là della mia pregevole opera di traduzione, rimando a quello che ne scriveva qualche mese fa Maurizio Codogno parlando dell'edizione originale.)