martedì 2 febbraio 2016

Da Parks a Dante, passando per Levi

Chi si interessa di traduzione, in particolare in e dall’inglese, avrà quasi certamente già visto l’articolo “In the Tumult of Translation” di Tim Parks apparso nella New York Review of Books. Parks, col suo piglio abituale, dice la sua sulla nuova traduzione inglese di Se questo è un uomo di Primo Levi apparsa nella recente edizione dei Complete Works leviani, la prima completa in inglese. La traduzione di questo testo è di Stuart Woolf, che ha rimesso mano, dopo decenni, alla sua stessa versione del 1959.

Parks solleva vari punti interessanti e spesso condivisibili, pure per chi come il sottoscritto non è un madrelingua inglese e quindi non si azzarda a entrare nel merito delle sfumature di una resa nella lingua d’Oltremanica.
Un aspetto che giustamente sottolinea più volte è che quando il tono dell’originale di Levi è quotidiano o quasi dimesso va reso come tale anche in inglese, mentre pare che la traduzione di Woolf a volte si lasci tentare da scelte lievemente più elevate (per esempio per rispecchiare una radice lessicale o una costruzione sintattica italiana, ottenendo un risultato che in inglese suona troppo “alto”).

Trovo però che, tra i casi che porta, non sempre Parks colga nel segno. Un esempio per tutti: prendiamo un passo di Levi citato e approfondito da Parks:
Molti, bestialmente, orinano, correndo per risparmiare tempo, perché entro cinque minuti inizia la distribuzione del pane, del pane-Brot-Broit-chleb-pain-lechem-kenyér, del sacro blocchetto grigio che sembra gigantesco in mano del tuo vicino e piccolo da piangere in mano tua.
(Per inciso, la virgola dopo “orinano” pare sia assente nell’originale di Levi.)
La versione di Woolf del 1959 – da cui quella recente si discosta solo per qualche dettaglio – è:
Some, bestially, urinate while they run to save time, because within five minutes begins the distribution of bread, of bread-Brot-Broid-chleb-pain-lechem-keynér, of the holy grey slab which seems gigantic in your neighbour’s hand, and in your own hand so small as to make you cry.
Parks ha da ridire su vari punti e contropropone, pur con qualche mano avanti:
To save time many are urinating as they run, like animals, because in five minutes they’ll be handing out the bread, Brot-Broid-chleb-pane-pain-lechem-keynér, that sacred gray slab that looks so huge in the hands of the man next to you and so small you could cry in your own.
Tra altre obiezioni (come il fatto che era sparito del tutto “pane” in italiano, oppure “of bread” rispetto a “of the bread” etc.), uno dei punti contestati è la resa di “bestialmente” con “bestially”. Commenta Parks: «Bestialmente can be used in Italian to mean simply, like an animal» e in parte sarà anche vero, magari più per il sostantivo “bestie” (che in effetti può benissimo essere usato da un allevatore per parlare delle proprie pecore, per esempio) che per l’aggettivo e l’avverbio. Ma se Levi avesse voluto dire “come animali” o “come fanno gli animali”, avrebbe detto... “come animali” o “come fanno gli animali”. Invece sceglie un termine ben più carico, quasi violento.
Non solo: quella formulazione, con le parole in un ordine che non è il più naturale per la frase, con le virgole (una più o una meno che siano) che spezzano il ritmo e lo rendono affannoso, non è certo il “grado zero” tra i modi di dire quelle cose, bensì è un attacco fortissimo, con un empito quasi dantesco («Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia»), e Levi non è che fosse del tutto ignaro di Dante.
E, a mo’ di controprova: come usa Dante “bestia” e “bestiale”? Nel suo corpus compaiono numerose volte, il primo nella stragrande maggioranza dei casi in senso figurato, e – cosa paradossalmente più significativa – le poche volte che lo usa riferito ad animali veri o immaginari, è per parlare della lupa della selva oscura, del minotauro e del mostruoso Gerione. E “bestiale” «è sempre riferito all’uomo, ai suoi costumi, alle sue azioni, con varie sfumature semantiche» (Enciclopedia Dantesca, s.v.), come per esempio quando Vanni Fucci descrive le proprie malefatte: «Vita bestial mi piacque e non umana».

In ogni caso l'articolo di Parks merita senz'altro un'attenta lettura, e finisce pure con un cliffhanger.