venerdì 2 ottobre 2015

Scaccini della lingua

Sfogliando per altri motivi il Lessico dell'infima e corrotta italianità di Fanfani e Arlía, mi cade l'occhio sulla voce “TRADURRE”. Temendo il peggio – gli autori non esitavano a condannare senza appello parole anche comuni, considerandole forestierismi, solecismi o simili – leggo, e vedo con sollievo che se la prendono solo con l'altro significato di “tradurre”.

TRADURRE. Vale voltare da una lingua ad un'altra, ma non Condurre, Trasportare, Accompagnare. Egli è vero che si dice nella Curia, e anche fuori di essa, per es.: Traducete l'imputato dal carcere innanzi al Giudice - Il condannato fu tradotto alla casa penale per iscontarvi la pena; ma a noi pare che, con forma più italiana, e meglio si direbbe usando uno de' tre verbi qua su mentovati, se no si confondono i due verbi latini Tradere e Traducere. Anche il Tommaséo avvertì che Tradurre in carcere è modo cancelleresco tolto dal francese; e il Voc. della ling. parl. lo disse « modo nuovo e non approvabile, potendosi e dovendosi dire Condurre. » Sicchè, sebbene per la difesa di questa voce il professor Veratti ci abbia cortesemente dato di « scaccini della lingua » (Strenna Studii filologici pel 1869), noi continuiamo a metterla qui, perchè come gli scaccini veri scaccian di chiesa i cani, e levano ogni sorta di bruttura, che la gente poco pulita vi reca: così noi cerchiamo levar dalla lingua ch'è cosa pur sacra, gl'intrugli degli spazzaturai e di chi tiene per essi.

[Accenti e spazi dentro le virgolette come nell'originale.]

A parte  che oggidì la lingua non è più considerata cosa sacra, l'appellativo di “scaccino della lingua” non ci  dispiace.