E dire che scrivere un'espressione in vero latino - ammesso poi che ci sia un motivo per farlo - sarebbe stato tanto più semplice... Sono disponibili anche un “espressum” e altre prelibatezze linguistiche che nemmeno Romolo Augustolo, il tutto all'insegna del motto “VENI VIDI MAGNI E BEVI”.
venerdì 23 luglio 2010
giovedì 22 luglio 2010
giovedì 8 luglio 2010
Devisement du monde
Riferisco qui, senza far nomi, qualcosa che ho appreso da una lista di discussione per traduttori che frequento.
Una certa piccola casa editrice tiene periodicamente una sorta di brevissimi “corsi” - tre ore - che sono in realtà modi per attirare giovani aspiranti traduttori. Tra le altre peculiarità di questi incontri, viene enunciata la tesi che un italiano possa benissimo tradurre dall'italiano in una lingua straniera, cosa con cui la maggior parte dei traduttori e editori in generale discorda. I loro motivi sono probabilmente anche economici: costa molto più un traduttore professionista madrelingua inglese che sappia bene l'italiano, che non un principiante italiano che mastica un po' di inglese. (Il risultato non è lo stesso? Davvero?)
Perché cercano traduttori dall'italiano verso lingue straniere? Ovviamente per diffondere nel mondo la conoscenza della letteratura italiana. E per chiarire meglio questo concetto, fanno l'esempio di Marco Polo...
(Non offenderò i miei 2,5 lettori ricordando loro che, a prescindere dal valore letterario delle memorie di viaggio di Marco Polo, il vero problema è che 1) non ne fu lui l'autore ma le raccontò a Rustichello da Pisa che le scrisse come gli pareva; 2) ma, soprattutto, Rustichello da Pisa scriveva in francese...)
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