Mi allontanai con il moro per il chiostro della Chiesa Madre, e lo pregai che mi traducesse in lingua castigliana quei cartabelli, tutti quelli almeno che si occupavano di don Chisciotte, senza togliere né aggiungere nulla, e mi offrii di dargli il compenso che m'avesse chiesto. Lui si accontentò di due sacchetti di uva passa e di due misure di grano, e promise di tradurli bene e fedelmente, e in pochissimo tempo; ma io per semplificare il lavoro e non perdere d'occhio quella straordinaria scoperta, me lo feci venire in casa mia, dove in poco più di un mese e mezzo me la tradusse tutta, come qui è riferito.Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, I parte, cap. 9, trad. di Vittorio Bodini (Einaudi).
Devo la segnalazione di questo passo a un recente seminario di Monica Palmerini su “La traduzione nel Don Chisciotte. Prospettive sul tradurre tra lingue, cultura e storia” presso la Casa delle Traduzioni di Roma.