Segnalo un (per me) inaspettato riferimento proustiano.
Parlando dell'alta società frequentata da Swann, il narratore menziona una Madame de Gallardon che è lontanamente imparentata con l'importante famiglia dei Guermantes, che però non se la filano. Lei da una parte cerca di convincere gli altri, e giunge a convincere sé stessa, che è lei a non desiderare questa frequentazione. Dall'altra:
Si on avait fait subir à la conversation de Mme de Gallardon ces analyses qui en relevant la fréquence plus ou moins grande de chaque terme permettent de découvrir la clef d'un langage chiffré, on se fût rendu compte qu'aucune expression, même la plus usuelle, n'y revenait aussi souvent que « chez mes cousins de Guermantes », « chez ma tante de Guermantes », « la santé d'Elzéar de Guermantes », « la baignoire de ma cousine de Guermantes ».
(Traduzione mia: «Se si fosse sottoposta la conversazione di Madame de Gallardon a quelle analisi che individuano la frequenza più o meno elevata di ogni termine, permettendo di scoprire la chiave di un messaggio cifrato, ci si sarebbe resi conto che nessuna espressione, neppure la più abituale, ricorreva spesso quanto “dai miei cugini Guermantes”, “da mia zia Guermantes”, “la salute di Elzéar de Guermantes”, “la barcaccia della mia cugina Guermantes”».)
Mi chiedo che cosa si sappia di un'eventuale dimestichezza di Proust con la crittografia. Con una ricerca cursoria, vedo che esiste almeno uno studio che interpreta l'intera Recherche come un messaggio cifrato: Thierry Marchaisse, Le théorème de Proust. Une cryptanalyse de la “Recherche”, Éditions Thierry Marchaisse 2022. Qui se ne può leggere una recensione di Caterina Palmisano. Forse è pertinente anche Les Sens cachés de la Recherche di Alberto Beretta Anguissola (Classiques Garnier 2024), un cui capitolo si intitola «Qu'est-ce qu'un cryptotexte?».