Qualche giorno fa, giovedì 22 ottobre, era allegato al Corriere della Sera il “Corriere Giochi”, un supplemento sui giochi d'azzardo.
Per fortuna non c'era neppure bisogno di leggerne una frase per capire il messaggio che il supplemento voleva trasmettere. Bastava notare che quasi una pagina su due conteneva pubblicità: Snai, Sisal, Superenalotto, Lottomatica, “gratta e vinci”, siti di poker, casinò... (per la precisione, 10 pagine su 24, spesso a pagina intera).
Volendo comunque approfondire, ci si imbatte subito, in un pezzo di apertura a firma di Stefano Righi, nell'esortazione a “liberarsi di una visione prevenuta e perbenistica” circa il gioco. (Notare che si parla sempre di “giochi” tout court, come se si parlasse di nascondino e dama.)
Una delle cose che colpisce negli articoli - altrettanto obiettivi - su vari giochi che vanno per la maggiore è che si danno ogni tanto le probabilità di vincita, ma senza confrontarle con le vincite corrispondenti (il che permetterebbe per lo meno di calcolare il valore atteso della vincita). Certo, qualche volta fa piacere vincere comunque qualcosa, fosse anche un pupazzetto alla pesca della sagra di paese, ma qui il discorso fa finta di essere scientifico e di confrontare oggettivamente varie possibilità. In realtà in questo supplemento si esalta soprattutto il “comparto”, l'“industria”, il “settore”...
Per concludere, ma nel supplemento è posta all'inizio, conferisco il premio Citazione fuori contesto dell'anno a: “Perché mai il gioco dovrebbe essere qualcosa di peggio di qualsiasi altro modo di guadagnare del denaro, per esempio del commercio?” (Dostoevskij, Il giocatore).
Per fortuna non c'era neppure bisogno di leggerne una frase per capire il messaggio che il supplemento voleva trasmettere. Bastava notare che quasi una pagina su due conteneva pubblicità: Snai, Sisal, Superenalotto, Lottomatica, “gratta e vinci”, siti di poker, casinò... (per la precisione, 10 pagine su 24, spesso a pagina intera).
Volendo comunque approfondire, ci si imbatte subito, in un pezzo di apertura a firma di Stefano Righi, nell'esortazione a “liberarsi di una visione prevenuta e perbenistica” circa il gioco. (Notare che si parla sempre di “giochi” tout court, come se si parlasse di nascondino e dama.)
Una delle cose che colpisce negli articoli - altrettanto obiettivi - su vari giochi che vanno per la maggiore è che si danno ogni tanto le probabilità di vincita, ma senza confrontarle con le vincite corrispondenti (il che permetterebbe per lo meno di calcolare il valore atteso della vincita). Certo, qualche volta fa piacere vincere comunque qualcosa, fosse anche un pupazzetto alla pesca della sagra di paese, ma qui il discorso fa finta di essere scientifico e di confrontare oggettivamente varie possibilità. In realtà in questo supplemento si esalta soprattutto il “comparto”, l'“industria”, il “settore”...
Per concludere, ma nel supplemento è posta all'inizio, conferisco il premio Citazione fuori contesto dell'anno a: “Perché mai il gioco dovrebbe essere qualcosa di peggio di qualsiasi altro modo di guadagnare del denaro, per esempio del commercio?” (Dostoevskij, Il giocatore).
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