Di recente ho letto Il ritratto di Dorian Gray di Wilde e ho visto due dei film che ne sono stati tratti, uno nel 1945 e l'altro nel 2009.
Ne esiste almeno una quindicina di versioni cinematografiche, tra cui una ungherese del 1918 con Béla Lugosi e una italo-tedesco-britannica del 1970 con Helmut Berger, di cui è stato detto: “One of the most interesting things Dallamano does with Dorian is to wrap him in Zebra fur. Dorian has zebra drapes on his windows and zebra fur rugs on his floors. By the end of the film Dorian is dressed in a floor length zebra fur coat that would make many pimps in 1970 envious.” (“Una delle cose più interessanti che Dallamano [il regista della versione con Helmut Berger] fa con Dorian è rivestirlo di pelli di zebra. Dorian ha tende di zebra alle finestre e tappeti di zebra sul pavimento. Prima della fine del film Dorian indossa un cappotto di zebra lungo fino ai piedi, che avrebbe reso invidiosi molti papponi del 1970.”)
Di per sé, che un adattamento cinematografico segua più o meno pedissequamente il romanzo che lo ha ispirato ovviamente non dice ancora nulla sulla qualità del film. E non dice molto neppure sulla “fedeltà” intesa in senso generale. Dopo tutto la narrativa e il cinema sono linguaggi diversi, hanno tempi, metodi, sintassi differenti: quindi un film può mantenere buona parte dello spirito del libro di partenza pur prendendosi varie libertà dalla lettera del testo. Ho sentito più volte citare il Signore degli anelli di Peter Jackson come esempio positivo in questo senso, e sono d'accordo.
Che ne è, da questo punto di vista, di queste due incarnazioni su celluloide del romanzo di Wilde?
The Picture of Dorian Gray del 1945 fu scritto e diretto negli Stati Uniti da Albert Lewin, che per buona parte della sua carriera fu soprattutto sceneggiatore, revisore di sceneggiature e produttore esecutivo: i protagonisti sono Hurd Hatfield nel ruolo del protagonista e George Sanders in quello del suo cinico mentore, Lord Henry Wotton (e Angela Lansbury, giovanissima, interpreta Sybil Vane, la prima donna amata da Dorian). Nel Dorian Gray britannico del 2009 i due sono interpretati rispettivamente da Ben Barnes (noto soprattutto come principe Caspian, di Narnia) e Colin Firth: lo sceneggiatore è l'esordiente Toby Finlay, mentre il regista Oliver Parker ha girato un'altra mezza dozzina di film tra cui due produzioni wildiane.
La versione del 1945 è nettamente superiore. Ci sono due aspetti del cinema di quel tempo e luogo che giocarono a favore della sua buona riuscita. Si tratta di due aspetti che a priori sono limiti alla libertà di chi fa un film: il bianco e nero (ma di questo riparliamo subito) e il codice Hays (e di questo parliamo fra poco).
La versione del '45 è in un bel bianco e nero, con eleganti riprese delle case signorili di Dorian e degli altri protagonisti e ombre sinistre che tagliano le scene dei locali malfamati che il nostro frequenta nella sua ricerca del piacere. Il film fa un'unica - anzi, duplice - concessione a un effettaccio per colpire lo spettatore: la prima volta che compare il ritratto del protagonista, perfetto nella sua gioventù e bellezza, e poi di nuovo quando ricompare anni dopo, trasformato dall'età e dai vizî fino a essere irriconoscibile, lo vediamo per pochi istanti nello splendore del Technicolor. Anche se si fosse voluto mostrare in modo più esplicito l'abbrutimento morale di Dorian Gray, in quell'epoca non sarebbe stato possibile.
Notoriamente il codice Hays, o più propriamente il “Motion Picture Production Code”, imponeva limiti strettissimi agli argomenti che si potevano menzionare in un film, e al mondo in cui potevano essere mostrati. In particolare qualunque allusione al sesso era fuori questione. Perfino una coppia sposata non poteva essere mostrata insieme - neppure addormentata - in un letto matrimoniale: non parliamo poi di adulterî, omosessualità, perversioni... Ma in questo caso, trovo che la pruderie del codice Hays e la morale vittoriana dei tempi di Wilde formino un connubio ben sintonizzato: la prima collabora a preservare le allusioni oblique, le ellissi, i cenni fugaci dovuti alla seconda e al buon gusto di Wilde.
Per esempio, nel romanzo si dice che:
Women who had wildly adored him, and for his sake had braved all social censure and set convention at defiance, were seen to grow pallid with shame or horror if Dorian Gray entered the room.(Donne che avevano adorato appassionatamente [Dorian Gray] e per lui avevano affrontato il biasimo della società e sfidato le convenzioni, furono viste impallidire di vergogna o sgomento se Dorian Gray entrava nella stessa sala.)
E nel film del 1945 viene mostrata questa precisa situazione.
Un altro momento suggestivo dello stesso film è quello in cui Dorian si trova in un locale malfamato dove sta aspettando qualcosa. Ascolta un pianista finché un figuro gli apre una porta che inquadra una scala quasi espressionista che va ai piani superiori: il nostro ne varca la soglia, il figuro lo segue e si chiude la porta alle spalle. Fine della scena.
Il film del 2009, invece, è infinitamente impaziente e anche didascalico: in una situazione analoga ci mostra con gran copia di nudità e umori che cosa succede al piano di sopra. Paradossalmente, sembra un film - per così dire - per bambini. Un adulto può immaginare il tipo di posti in cui Lord Henry porta Dorian per fargli conoscere la vita e i suoi piaceri, ed è a questo adulto che parlano il romanzo e il primo film. Il secondo film invece parla al distratto che, figuratamente, dice: «Dov'è che lo porta? Al circo?», e gli mostra un bordello con dovizia di dettagli. Ovviamente, non c'è niente di male nel mostrare l'interno di un bordello vittoriano, e in altre circostanze può essere un soggetto interessante. Ma qui è, paradossalmente, fuorviante ai fini della storia che racconta. Se Indiana Jones si afferra a una liana per sfuggire a una trappola, Spielberg non si dilunga sui meccanismi biologici che hanno portato alla formazione di quella tal specie di pianta dotata di liane.
Le liane servono a Indiana Jones per salvarsi e far proseguire la storia, così come i locali equivoci servono a Dorian Gray per dannarsi e far proseguire la storia.
Ma la cosa più grave è che essere così espliciti è un po' come spiegare le battute...