Tra le perle della neolingua, una - e non certo la maggiore - è l'uso di “bollente”. Molti lo intendono e usano come se significasse “caldo”, o “molto caldo”, o “molto molto caldo”. Il problema è che il fatto che qualcosa bolla non dice niente sulla temperatura di quello che sta bollendo, ma solo che sta passando tumultuosamente dallo stato liquido a quello gassoso. Difficilmente il tetto della macchina sarà davvero bollente. E d'altro canto l'azoto può bollire a circa 200 gradi sotto zero.
Ma qui non si sarebbe veri pignuoli se non si ammettesse questo uso di “bollente” non è nuovo, né inedito. Già Vincenzo Monti, nei versi “in morte di Lorenzo Mascheroni” parlava del “mar della bollente araba sabbia”.
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