Di Luciano Bianciardi ai traduttori capita di parlare spesso, e a ragione, e con cognizione di causa (ad alcuni giornalisti, invece, è rimasta impressa solo quella cosa lì della “vita agra” e la ritirano fuori a ogni piè sospinto).
Ma forse non ci rendiamo conto – o almeno non me n'ero reso compiutamente conto io prima di un certo incontro fortuito – di quanto dovesse essere stata faticosa la sua attività di traduttore, in mezzo alla quale trovava pure il tempo di scrivere del suo.
Cercando in rete una cosa su Bianciardi, ho trovato il sito a lui dedicato, curato dai figli, che contiene tra l'altro un elenco di tutte le sue traduzioni (anno per anno, dal 1955 al 1972). Ho cominciato a compulsarlo, sorridendo ogni tanto quando mi rendevo conto di avere, senza saperlo, più di un libro tradotto da lui.
Ma la cosa che fa impressione è la quantità, oltre che l'eterogeneità, del materiale che traduceva. Nel giro di pochi mesi si va da Faulkner a Kennedy, dalla Fisica del neutrone al Tropico del Cancro e al Tropico del Capricorno di Henry Miller (pubblicati dalla Feltrinelli, ma per i quali «per eludere la censura, si finse un’edizione all’estero, riservata al mercato estero, adoperando il marchio prestato da un editore svizzero [Impr. la Semeuse]; in realtà il volume fu stampato a Varese, immagazzinato in Italia e venduto sottobanco»).
Soprattutto, ciò che è importante e attualissimo, in questo modo ci si può fare indirettamente un'idea di quanto poco venisse pagato. Ci furono anni, soprattutto all'inizio dei Sessanta, in cui tradusse anche 5000 pagine (pagine stampate, non cartelle, ma un'idea la danno). E dato che non mi risulta avesse esattamente una flotta di limousine, penso alla miseria che doveva ricevere.
(Angolino aritmetico: 5000 pagine in un anno significano quasi 14 pagine al giorno, estate e inverno, domeniche e feste comandate, sani o malati, comprese riletture, ricerche o qualsiasi altro lavoro accessorio. E tutto a ditate sui tasti della macchina per scrivere.)
quattordici pagine (diciamo 25 cartelle) tradotti al giorno, tutti i santi giorni, e compresi gli annessi e connessi? Posso dire "'azz!"?
RispondiEliminaciao, Daniele!
RispondiEliminaavevo fatto anch'io una volta il calcolo, sulla base dei dati desumibili dal testo della Vita agra, sia delle cartelle annue sia della cifra a cartella che guadagnava (che trasposta in euri faceva davvero impressione: qualcosa tipo 4). C'è però da tenere conto che spesso lui traduceva in "tandem": uno dettava, l'altra (la sua compagna) scriveva o viceversa. Così, perlomeno, si capisce come l'impresa fosse umanamente fattibile.