Ipercorrettismi dalla Sicilia alla Cina...
...ma in realtà, ovviamente, non c'entrano né la Sicilia né la Cina, ma solo la calata romanesca e l'incertezza di chi, conscio che gli scappa spesso un “fijo” o una “maja” là dove ci andrebbe qualche “gl”, quando deve redigere una scritta per il pubblico, abbonda nel verso opposto, in modo non dissimile da quel negozio a Verona che vendeva grappe “da collezzione”.
E neppure dissimile dal complesso dell'acca. molto diffuso tra noi italici espatriati che, quando ci troviamo a parlare lingue dotate di tale barbarico suono lo inseriamo spesso, ma solo verbalmente, anche quando non c'è e soprattutto all'inizio delle parole che cominciano per vocale.
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