sabato 4 gennaio 2025

Pococurante

Solo qualche osservazione su una parola insolita, “pococurante”.

Apparentemente in italiano è un hapax usato da Primo Levi in La tregua, là dove descrive “un medico, Pjotr Grigorjevič Dancenko, giovanissimo, gran bevitore, fumatore, amatore e pococurante”. In quest’ultima qualifica c’entrerà anche il fatto che si parla di un medico, visto che c’è la radice “curare”, ma mi sembra fuori strada pensare che si riferisca solo a questo, e quindi a una sua scarsa capacità nella professione (uno che “cura poco”). Ne pare convinto Tim Parks che, criticando le traduzioni di Stuart Woolf e di Ann Goldstein, contrappone ai loro a negligent person e indifferent to the job, rispettivamente, il proprio but not much of a medic.

Ora, sono certo che nella mente di Levi, come di qualsiasi italiano colto, c’erano le parole “noncurante” e “incurante”, che certamente non hanno a che fare con la medicina, ma denotano solo un certo tipo di carattere e non necessariamente in modo solo negativo. Il termine nuovo o raro serve qui per scherzare bonariamente sullo scarso impegno del dottore in generale, non solo specificamente nella professione.

Ma c’è di più. Levi non include Voltaire nel novero degli autori di cui si riconosce debitore in La ricerca delle radici, ma il mondo non gli crede, in particolare per quanto riguarda i contes philosophiques come Micromégas e Candide, e fa bene. C’è un personaggio proprio del Candide, un nobile veneziano annoiato dai suoi meravigliosi averi, opere d’arte, donne, libri, che si chiama appunto Pococurante. E qui non c’è dubbio che il nome si riferisca appunto al suo essere blasé, annoiato, come superiore a tutto ciò: si mostra disinteressato ai grandi poeti da Omero ai contemporanei, e “Au reste je dis ce que je pense, et je me soucie fort peu que les autres pensent comme moi”. Solo Candide, nel suo ottimismo ad oltranza, ci vede “le plus heureux de tous les hommes, car il est au-dessus de tout ce qu’il possède”.

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