mercoledì 4 febbraio 2009

"E" e/o "o"

I pignuoli conoscono già bene l'uso e l'abuso che si fa della neopreposizione "e/o", là dove un normale "o" ci starebbe benissimo. Che ti succede se prendono per "aut" un tuo "vel" tanto rifinito e covato con amore? Non si sa.
Ma oggi mi sono imbattuto nell'esempio più bello fra tutti quelli che ho visto finora, un caso in cui si ha veramente, matematicamente un "o" esclusivo:


(In caso non si legga: il firmatario dichiara "di impegnarsi a comunicare tempestivamente all'Università degli Studi di Roma eventuali altri rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivati nel corso dello stesso periodo con altri committenti al fine di evitare all'Università il versamento di importi in misura inferiore e/o superiore al dovuto.")

È tratto da un modulo da compilare a latere di un contratto di co.co.co. Io non sono un commercialista, e per me molti aspetti delle norme fiscali sono un mistero. In genere mi fido ciecamente degli esperti.
Ma mi sembrerebbe veramente strano che una mia mancata comunicazione faccia sì che chicchessia versi simultaneamente un importo inferiore e superiore al dovuto. Oppure in ambito burocratico non vale più la tricotomia dei numeri reali?

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