Un lungo lavoro su Poe produce due effetti: insegna un certo inglese, ne fa dimenticare un altro. L'inglese di Poe è tutto mentale – non astratto, ma piuttosto collocato in uno spazio inventato, innaturale, snaturato. In parallelo a Poe si può leggere Jane Austen, il cui vitreo linguaggio si finge e mente naturale; ma quando mi è venuto in mano un libro di Dickens, polimaterico, fonico e coacervato dondechesia, ho gustato le vertigini; quello che, suppongo, debbono provare i jinn che si incarnano o, se meglio vi s'acconcia, gli angeli che un celeste errore obbliga a calarsi in un corpo infimo e splendido di trecca o di cicciaio, che vale venditor di trippe per gatti.
venerdì 6 marzo 2015
Di trecca o di cicciaio
Scrive Manganelli a conclusione della «Nota del traduttore» alla sua versione di alcuni racconti di Poe:
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