lunedì 26 maggio 2025
martedì 13 maggio 2025
La zia di Dossena
In una nota alla fine di questa edizione Dossena riporta tra l'altro il testo del risvolto di copertina da lui scritto per le prime due edizioni, che “subì modifiche e tagli redazionali”. È divertente (per il pignuolo) confrontare il testo riportato da Dossena con quello limato dagli editori romani.
Sono state eliminate alcune ripetizioni, evidentemente in nome di quella che il linguista Massimo Palermo chiama “coazione a variare” (nel sottotitolo del suo Tanto per cambiare, dedicato proprio a questo fenomeno). E il bello è che questo succede proprio in una frase in cui la ripetizione era segnalata e chiaramente voluta. Scrive Dossena (corsivi miei per evidenziare la ripetizione quasi anaforica di “forse”):
Alcuni, oggi autori laureati, col tempo e con la paglia diventeranno forse Carneadi, mentre altri, fra i miei oscuri lettori d'oggi e di ieri, entreranno forse nelle antologie scolastiche. Forse non c'è confine tra Poeti e Folla Solitaria. Dico, ripeto «forse» perché non sono il tipo che coltiva pensieri così alti, e forse pensare confonde le idee.
Rielabora l'anonimo redattore (corsivi miei per evidenziare le principali differenze):
Alcuni, oggi autori laureati, col tempo e con la paglia diventeranno forse Carneadi, mentre altri, fra i miei oscuri lettori d'oggi e di ieri, entreranno magari nelle antologie scolastiche. Forse non c'è confine tra Poeti e Folla solitaria. Ripeto «forse» perché non sono il tipo che coltiva pensieri così alti, e poi pensare confonde le idee.
Più che sottolineare esplicitamente il fatto che stava ripetendo, c'è da chiedersi che cos'avrebbe potuto fare, povero Dossena.
L'altra pignoleria è più sottile, una differenza di una singola lettera, che fa pensare che l'anonimo redattore non avesse proprio capito cosa scriveva Dossena e avesse pensato bene di “correggerlo”, piuttosto che sforzarsi di comprendere una parola usata in modo lievemente insolito. Parlando dei giochi che proponeva, Dossena scrive: “Ho riordinato l'anamnesi delle infezioni mentali da me inoculate, con successi a volte epidemici”. Ritenendo i miei 2,5 lettori più svegli di Anonimo Redattore, non spiegherò la metafora, commentando solo che quell'“epidemici” anticipava argutamente la diffusione del concetto e del termine “virale”.
La versione apparsa nelle prime due edizioni capovolgeva quasi il senso, parlando invece di “successi a volte epidermici”...
venerdì 9 maggio 2025
Misuro le ore disuguali su Prisma
Per chi fosse interessato, anche nel numero di maggio 2025 c'è un mio articolo su Prisma Magazine, questa volta sulle meridiane a ore disuguali.
Come era possibile misurare il tempo con una meridiana quando le ore non avevano la stessa lunghezza tutto l'anno ma erano definite come un dodicesimo delle ore di sole, dall'alba al tramonto?
E un mucchio di altra roba interessante, ovviamente.
mercoledì 30 aprile 2025
Salutazione a Venezia
Che cos'hanno di speciale questi versi? La risposta nel primo commento, per chi ha voglia di provare a pensarci.
Te saluto, alma Dea, Dea generosa,
O gloria nostra, o veneta regina!
In procelloso turbine funesto
Tu regnasti secura: mille membra
Intrepida prostrasti in pugna acerba.
Per te miser non fui, per te non gemo,
Vivo in pace per te. Regna, o beata!
Regna in prospera sorte, in pompa augusta,
In perpetuo splendore, in aurea sede.
Tu serena, tu placida, tu pia,
Tu benigna, me salva, ama, conserva!
mercoledì 23 aprile 2025
Proust e la crittografia
Segnalo un (per me) inaspettato riferimento proustiano.
Parlando dell'alta società frequentata da Swann, il narratore menziona una Madame de Gallardon che è lontanamente imparentata con l'importante famiglia dei Guermantes, che però non se la filano. Lei da una parte cerca di convincere gli altri, e giunge a convincere sé stessa, che è lei a non desiderare questa frequentazione. Dall'altra:
Si on avait fait subir à la conversation de Mme de Gallardon ces analyses qui en relevant la fréquence plus ou moins grande de chaque terme permettent de découvrir la clef d'un langage chiffré, on se fût rendu compte qu'aucune expression, même la plus usuelle, n'y revenait aussi souvent que « chez mes cousins de Guermantes », « chez ma tante de Guermantes », « la santé d'Elzéar de Guermantes », « la baignoire de ma cousine de Guermantes ».
(Traduzione mia: «Se si fosse sottoposta la conversazione di Madame de Gallardon a quelle analisi che individuano la frequenza più o meno elevata di ogni termine, permettendo di scoprire la chiave di un messaggio cifrato, ci si sarebbe resi conto che nessuna espressione, neppure la più abituale, ricorreva spesso quanto “dai miei cugini Guermantes”, “da mia zia Guermantes”, “la salute di Elzéar de Guermantes”, “la barcaccia della mia cugina Guermantes”».)
Mi chiedo che cosa si sappia di un'eventuale dimestichezza di Proust con la crittografia. Con una ricerca cursoria, vedo che esiste almeno uno studio che interpreta l'intera Recherche come un messaggio cifrato: Thierry Marchaisse, Le théorème de Proust. Une cryptanalyse de la “Recherche”, Éditions Thierry Marchaisse 2022. Qui se ne può leggere una recensione di Caterina Palmisano. Forse è pertinente anche Les Sens cachés de la Recherche di Alberto Beretta Anguissola (Classiques Garnier 2024), un cui capitolo si intitola «Qu'est-ce qu'un cryptotexte?».
martedì 25 marzo 2025
Libri usati a Roma
L'articolo ricorda i tempi in cui a Roma c'era una cinquantina di librerie dell'usato oltre alle bancarelle, poi le chiusure o trasferimenti progressivi e adesso alcune lodevoli iniziative, come “Esquilibri”, mostra-mercato mensile sotto i portici di piazza Vittorio, che ha tra gli animatori Michelle Müller della storica libreria Libri Necessari.
(Rubo anche l'immagine da Collettiva...)
martedì 11 marzo 2025
Misuro il cielo su Prisma
A quelli fra i miei 2,5 lettori che non lo sanno già, e a cui possa interessare, segnalo il nuovo numero di Prisma Magazine, con un mio articolo di cui sono soddisfatto. Il mio titolo provvisorio era poco sintetico: “Come misurare il cielo con poca tecnologia e un po' di matematica”; trovo calzante il titolo definitivo “La misura del cielo”. Parlo di alcuni dei sistemi a bassissima tecnologia (pre-cannocchiale, pre-sestante) per fare osservazioni astronomiche, soprattutto per determinare la propria latitudine.
Ma c'è moltissimo altro di interessante. Si può acquistare cartaceo in edicola o in pdf sul sito della rivista.
martedì 25 febbraio 2025
Traduttori traditori V
Nella recente e pregevole serie televisiva Ripley del 2024, a un certo punto del 2° episodio, un personaggio (uomo) sospetta che un altro personaggio (uomo) gli stia facendo delle avances, e decide di mettere le cose in chiaro, dicendo: “I'm not queer”.
martedì 7 gennaio 2025
In un modo imprecisato e arrangiandosi alla bell’e meglio?
Ecco una questione in cui mi imbatto qualche volta traducendo, e qui metto a verbale le mie conclusioni, per comodità.
La questione è questa: l'inglese somehow si può rendere con l'italiano “in qualche modo”? Se vi sembra ovvio di sì oppure di no, vi prego di pazientare un attimo.
In prima approssimazione può sembrare appunto che il significato sia quello, e il modo per renderlo pure. Tra l'altro è il primo traducente suggerito dal Ragazzini, che alla voce somehow dà:
in qualche modo; in un modo o nell'altro; per qualche motivo; per un motivo o per l'altro
Il senso, a parte la resa in italiano, è che qualcosa è stato fatto in una maniera (o per un motivo) che non staremo a precisare.
D'altro canto le lingue naturali hanno una vita tutta loro e in italiano “in qualche modo” ha assunto anche una connotazione più specifica. Per citare la voce corrispondente del dizionario di De Mauro, questa accezione si può descrivere come:
cercando di risolvere una situazione, un problema anche in modo non ortodosso, arrangiandosi alla bell’e meglio: in qualche modo ce la faremo.
(Il Grande dizionario della lingua italiana dà già una definizione – o anzi, più d'una – meno specifica: “secondo le possibilità; in conformità con le attitudini possedute, con i mezzi disponibili; convenientemente, discretamente, passabilmente. - Anche: in qualsiasi maniera, con qualsiasi mezzo, comunque”.)
Questo può far ritenere che quindi “in qualche modo” non sia un buon traducente per il più generico somehow. La mia tesi è invece che, al di là di questo uso che descrive un arrangiarsi come capita, quelle tre parole in fila continuino a mantenere anche il loro significato letterale.
Succede con molte frasi fatte. Nel Mago di Oz con Judy Garland, Bert Lahr faceva la parte del leone, nonostante non primeggiasse tanto da lasciare in ombra gli altri. Se di notte alzo lo sguardo al cielo vedo le stelle, anche se non mi fa male niente. Ma anche lasciando da parte il linguaggio figurato, ci sono espressioni come “per la quale” o “sulle sue”, che hanno un senso specifico idiomatico, ma si possono continuare a usare come normali sequenze di parole italiane.
Dico quindi che “in qualche modo” possa usarsi sia nel senso letterale (in una maniera imprecisata) che in modo idiomatico (arrangiandosi alla bell’e meglio). E chiamo a miei testimoni del primo uso, tra gli altri, Leopardi (“Una parola o frase difficilmente è elegante se non si apparta in qualche modo dall’uso volgare”, Zibaldone, 1154) e Manzoni (“se [l'idea del fiore] è nella mente, in qualche modo ci dev’essere. In che modo c’è, dunque?”, dialogo Dell'invenzione).
Il Grande dizionario della lingua italiana usa la locuzione nel senso che intendo io persino “in prima persona”, cioè nel corpo di una definizione piuttosto che in un esempio. All'interno della voce Moralità (vol. 10, p. 873), spiega che cosa sono i delitti contro la moralità pubblica e il buon costume (corsivo mio):
nella sistematica del vigente codice penale (Titolo IX), i delitti che in qualche modo attengono alla sfera sessuale (cioè i delitti contro la libertà sessuale, come violenza carnale, atti di libidine violenta, ratto a fine di matrimonio o a fine di libidine, ecc.; offese al pudore e all’onore sessuale, come i delitti di atti osceni, di pubblicazioni e spettacoli osceni, di corruzione di minorenni e i delitti in materia di prostituzione).
Direi quindi che sia il contesto a chiarire se una certa occorrenza di “in qualche modo” abbia il senso letterale dato da quelle tre parole o quello di “arrangiandosi alla bell’e meglio” e simili.
sabato 4 gennaio 2025
Pococurante
Solo qualche osservazione su una parola insolita, “pococurante”.
Apparentemente in italiano è un hapax usato da Primo Levi in La tregua, là dove descrive “un medico, Pjotr Grigorjevič Dancenko, giovanissimo, gran bevitore, fumatore, amatore e pococurante”. In quest’ultima qualifica c’entrerà anche il fatto che si parla di un medico, visto che c’è la radice “curare”, ma mi sembra fuori strada pensare che si riferisca solo a questo, e quindi a una sua scarsa capacità nella professione (uno che “cura poco”). Ne pare convinto Tim Parks che, criticando le traduzioni di Stuart Woolf e di Ann Goldstein, contrappone ai loro a negligent person e indifferent to the job, rispettivamente, il proprio but not much of a medic.
Ora, sono certo che nella mente di Levi, come di qualsiasi italiano colto, c’erano le parole “noncurante” e “incurante”, che certamente non hanno a che fare con la medicina, ma denotano solo un certo tipo di carattere e non necessariamente in modo solo negativo. Il termine nuovo o raro serve qui per scherzare bonariamente sullo scarso impegno del dottore in generale, non solo specificamente nella professione.
Ma c’è di più. Levi non include Voltaire nel novero degli autori di cui si riconosce debitore in La ricerca delle radici, ma il mondo non gli crede, in particolare per quanto riguarda i contes philosophiques come Micromégas e Candide, e fa bene. C’è un personaggio proprio del Candide, un nobile veneziano annoiato dai suoi meravigliosi averi, opere d’arte, donne, libri, che si chiama appunto Pococurante. E qui non c’è dubbio che il nome si riferisca appunto al suo essere blasé, annoiato, come superiore a tutto ciò: si mostra disinteressato ai grandi poeti da Omero ai contemporanei, e “Au reste je dis ce que je pense, et je me soucie fort peu que les autres pensent comme moi”. Solo Candide, nel suo ottimismo ad oltranza, ci vede “le plus heureux de tous les hommes, car il est au-dessus de tout ce qu’il possède”.