Per la seconda volta in pochi giorni, segnalo un libro alla cui nascita ho contribuito. Questa volta si tratta di un libro collettivo sulla traduzione, Il mestiere di riflettere, a cura di Chiara Manfrinato, edito dalla Azimut.
L'idea era che ognuno dei traduttori che sono stati invitati a partecipare partisse da uno dei libri che ha tradotto per sviluppare qualche considerazione sulla propria attività di traduzione: aneddoti, ricordi, trucchi del mestiere e così via, con molta libertà. Il mio modesto contributo, intitolato Contrabbandieri di libri, prende spunto dalla mia esperienza nel tradurre Il pozzo delle trame perdute di Jasper Fforde (vedi il post a suo tempo), in cui la protagonista si trova nella Grande Biblioteca che raduna tutti i libri scritti in inglese, e da una finestra vede le torri delle Biblioteche relative alle altre lingue; da lì ho ricamato un po' sul fatto che i traduttori contrabbandano libri dall'una all'altra di queste biblioteche, e così via.
Molti degli altri interventi, quale più narrativo, quale più "serioso", sono interessanti e divertenti da vari punti di vista. Dal punto di vista dei pignuoli, segnalo per esempio i problemi, e relative soluzioni, affrontati dai miei colleghi nel tradurre pangrammi e lipogrammi, o termini farmaceutici inventati, o quando ci si accorge che l'autore ha sbagliato e per far andare i suoi personaggi da Venezia a Chioggia li avvia verso sudest.
Un problema comune a chi traduce e lavora nell'editoria è già quello di far capire ai conoscenti che cosa fa nella vita, come la collega che in uno dei racconti del libro, spiegando a una compagna di palestra che fa la redattrice, si sente chiedere se le può dare una mano a decidere come riorganizzare i mobili. Dopodiché i malintesi peggiorano...
leggere l'intero blog, pretty good
RispondiEliminaPerche non:)
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