Quando mi viene da lamentarmi di qualcosa che non va intorno a me, mi sembra di essere il gaddiano "capitano in congedo" con le sue "bizze", senza ovviamente un milionesimo dei meriti letterari...
Però ogni volta che sono in una stazione della metropolitana, con la radio - ora televisione - interna a tutto volume, e cerco di leggere, o anche solo di pensare ai casi miei, mi sembra di essere all'interno di "Harrison Bergeron".
"Harrison Bergeron" è un racconto di Vonnegut in cui "l'anno era il 2081, e tutti erano finalmente uguali". L'uguaglianza si è ottenuta handicappando chi ha qualche abilità superiore agli altri: facendo portare pesi ai forti, imbruttendo i belli e così via. Il protagonista è un mezzo superuomo, e così si ritrova tutti gli handicap artficiali possibili.
Io non sono un mezzo superuomo, ma mi identifico ogni volta con gli abitanti di quella società per almeno un aspetto. Le persone intelligenti vengono handicappate facendo sentire loro suoni, rumori e musiche, tanto più frequentemente quanto più sono intelligenti, per non dar loro il tempo di mettere a fuoco un pensiero. (H.B. è un genio, e quindi gli vengono fatti sentire in continuazione suoni che cambiano via via.)
Non escludo che in qualche racconto di Dick si immagini che la muzak che suona in continuazione in ascensori e certi ambienti pubblici abbia un ruolo simile...
Ad uso dei soci e simpatizzanti specializzati in pignolerie cinematografiche: da "Harrison Bergeron" è stato tratto un film per la tv. Il protagonista è interpretato da Sean Astin, cioè Sam Gamgee nel Signore degli anelli, mentre in un ruolo secondario appare Hayden Christensen, il giovane Anakin Skywalker negli Episodi II e III di Guerre stellari. Quindi, per chi fa caso a queste cose, questo film collega ancora una volta le due saghe. (Ma naturalmente la presenza di Christopher Lee in entrambe rende puramente accademica la ricerca di ulteriori collegamenti.)
Io rimango sempre un pochino commosso (beh, commosso forse no ma sicuramente con una "bella sensazione dentro") quando, anche fuori dagli ambienti digitali o meno, si sente nominare uno di quelli che ritengo essere un Grande della letteratura Fantascientifica (lo so che un aggettivo non si dovrebbe scrivere con la maiuscola ma in questo caso l'ho intenzionalmente fatto come segno di rispetto) come Vonnegut.
RispondiElimina... E lo sapevo che dimenticavo qualcosa...
RispondiEliminaERRATA CORRIGE
... quando, anche fuori dagli ambienti digitali o meno strettamente correlati alla Fantascienza ...