giovedì 8 novembre 2007

I vicer...

Si vedono in giro i cartelloni che pubblicizzano l'imminente uscita di I vicerè, il nuovo film di Roberto Faenza, tratto "da un romanzo censurato per oltre 100 anni".

L'occhio del pignuolo è attratto da quei "vicerè" scritti in caratteri cubitali, e si chiede se abbiano qualcosa in comune con i "viceré" che in vari tempi e luoghi hanno sostituito i re.

E poi, nell'elegante locandina, in cui oltre al titolo compaiono i nomi del regista e dei principali interpreti e varie parole-chiave come "autobiografia", "Italia", "nazione", "affari nostri", non si potevano inserire magari anche le parole "De Roberto"?

P.S. Vedo ora che nel Dizionario delle opere e dei personaggi della Bompiani viene usato l'accento grave, ma non nella Garzantina, nel dizionarietto "Gli scrittori italiani" della Zanichelli o altrove. C'è forse qualche giustificazione per la grafia non standard?

Cani

Sulla prima pagina del Tuttolibri di sabato scorso, il 3 novembre, Nico Orengo "fulmina" l'exploit dell'artista costaricano Guillermo Habacuc Vargas che, a mo' di opera d'arte concettuale, avrebbe lasciato morire pubblicamente di fame un cane. Perché l'Accademia de' Pignuoli se ne occupa?

Prima di tutto, per fortuna, la notizia è infondata, come spiega dettagliatamente Paolo Attivissimo nel suo impagabile blog in cui si occupa, tra l'altro, di mostrare l'infondatezza di molte "bufale" divulgate via rete. Il cane era in realtà tenuto legato a una corda tre ore al giorno per tre giorni e nutrito regolarmente, e l'installazione voleva appunto richiamare l'attenzione sulla violenza sugli animali, ma c'è riuscita fin troppo bene...

In secondo luogo, e qui l'AdP è più appieno nel suo campo, Orengo parla del cane "a cui è vietato dargli da mangiare [...] ma non di assistere alla sua [...] agonia". Il cane è vivo, la sintassi un po' meno.