lunedì 7 agosto 2023

Videocamere?

Se sbaglio mi corigerete: se ho ben capito, una delle peculiarità di Oppenheimer di Christopher Nolan è il fatto che è stato girato su pellicola, e per giunta pellicola IMAX da 70 millimetri, cosa più unica che rara (è il film più lungo mai girato in questo formato e così via). Mi risulta che ci sia appena una trentina di cinema in tutto il mondo in grado di proiettarlo così, e infatti c'è per esempio un cinema a Roma che si vanta già solo di proiettarlo da pellicola (da 35 mm).

Ora, pochi cinema lo proietteranno come si deve, ma che sia stato girato in quel modo lì rimane vero per tutti. Allora, perché i manifesti che dovrebbero magnificare le virtù del film affermano che è stato “girato con videocamere IMAX”? Non c'è dubbio che “videocamera” sia, nella migliore delle ipotesi, sinonimo di “telecamera” e quindi sia un apparecchiatura per la ripresa di immagini “trasformando le differenze d’intensità luminosa tra i diversi elementi dell’immagine in variazioni di tensione elettrica” (Treccani), permettendo quindi di registrarle su nastri magnetici o supporti digitali o di trasmetterle in diretta.

Traduzione automatica dall'inglese camera? Marketing misterioso?

No, “cineprese”!


venerdì 4 agosto 2023

Sui rapporti tra i cineasti e le forze armate

Due disclaimer, simili ma opposti, a corredo di due film di ambiente militare.

Uno viene dal film britannico Private's Progress di Alan Hackney del 1956 (dall'infelice titolo italiano Operazione... fifa). È un film pesantemente satirico, in cui quasi tutti i militari che compaiono sono o inetti o disonesti. Il Ministero della difesa britannico non apprezzò, e quindi non offrì alcuna cooperazione. I produttori presero in giro così questa scarsa disponibilità:

“I produttori esprimono la loro gratitudine per la collaborazione ufficiale di assolutamente nessuno.”

L'altro viene da un film molto più recente: Gunjan Saxena: The Kargil Girl di Sharan Sharma del 2020. È un film indiano che ricostruisce la vicenda appunto di Gunjan Saxena, una delle prime pilote dell'aeronautica militare indiana e delle difficoltà che incontrò. Nonostante la trama si basi su fatti reali, la produzione sentì il bisogno di mettere le mani avanti contro eventuali sospetti di critica nei confronti dell'aeronautica in due schermate alla fine del film:

“Poiché questo film è una versione romanzata e drammatizzata degli eventi della vita del capitano Gunjan Saxena ambientato alla fine del XX secolo (cioè 1984-1999), nessuna scena deve essere interpretata come rappresentazione fedele o accurata degli eventi reali che si verificarono. Non è un commento sui personaggi, le circostanze o le situazioni rappresentati nel film. / Il film non garantisce, rappresenta o rivendica alcuna pretesa di autenticità o correttezza storica su eventi e/o episodi proiettati in questo film. Alcuni nomi di personaggi, luoghi, storia di qualsiasi persona (viva o morta), edifici utilizzati nel film possono essere fittizi e qualsiasi somiglianza con la realtà è puramente casuale e non intenzionale. / Il film, i produttori, il regista, gli artisti o qualsiasi altra persona associata al film non intendono calunniare, diffamare o ferire o mancare di rispetto ad alcuna persona/e, luogo, regione, paese, religione, opinioni di comunità o individui o religiose, o credenze o sentimenti individuali di alcuna persona/e. I cineasti riconoscono e rispettano pienamente altre opinioni e punti di vista in merito all'argomento di questo film. L'uso di certe espressioni in questo film è puramente per drammatizzare la messinscena e gli eventi rappresentati in questo film, e i realizzatori di questo film e qualsiasi altra persona associata a questo film non approvano l'uso di tali espressioni da parte di alcuna persona. / Il produttore, il regista, gli artisti o altri associati a questo film sono tutti cittadini rispettosi della legge e non hanno creato questo film per incitare alcun disordine o illegalità.”



E non finisce qui:

“Questo film è ispirato a eventi basati sulla vita del capitano Gunjan Saxena. Il film è stato creato dai cineasti prendendosi libertà creative e drammatizzando gli eventi per la messinscena cinematografica. / L'Aeronautica militare sostiene l'uguaglianza nei cieli. Attualmente ci sono 1625 donne ufficiali in servizio nell'Aeronautica militare indiana. / Rendiamo omaggio all'Aeronautica militare indiana. Jai Hind!”


Ora, a me pare che questo denoti qualche differenza nelle libertà di espressione tra il Regno Unito negli anni Cinquanta (che pure era da poco uscito da esperienze in cui le forze armate avevano svolto un ruolo non da poco) e l'India del presente. Ma chi sono io per emettere giudizi sulla più grande democrazia del mondo?


domenica 7 maggio 2023

Il deludente “Manhattan Project” di Stefano Massini

Mi è capitato di leggere Manhattan Project di Stefano Massini, perché la storia della bomba mi sta molto a cuore ed ero curioso di vedere come era stata reinterpretata in chiave teatrale.

Non si tratta di un testo teatrale tradizionale: non c'è una suddivisione in atti e scene, né un elenco di personaggi, né vere e proprie battute attribuite all'uno o all'altro e tanto meno didascalie sui movimenti in scena. È più un testo poetico, diviso in parti e capitoli. Ognuno dei capitoli si rifà a temi veterotestamentari (“Libro dei Patriarchi”, “Libro dei Re” etc.) e anche lo stile vuol essere quasi biblico e aulico.

Però, per scrivere la Bibbia bisogna saperlo fare. Così com'è, il risultato è vacuo, fasullo, baricchiano.

Riduce le figure dei fisici del Progetto Manhattan a macchiette, a personaggi da cartone animato ognuno dei quali ha una singola frase o gesto tipico, che viene ripetuto pari pari, alla lettera, ogni santa volta che ricompare. Per esempio Leó Szilárd, prima di parlare, fa sempre la stessa cosa: “Si tolse gli occhiali / pulì le lenti / era il suo modo di prendersi tempo, da sempre”. È il modo di Massini di prendersi tempo e allungare il brodo? Pensa che così si caratterizzino i personaggi, si dia loro statura epica?

E anche “localmente” c'è un gusto esasperato per la ripetizione: in praticamente ogni pagina c'è una parola o una locuzione ripetuta varie volte di seguito, immagino sperando di ottenere un qualche effetto stilistico (“bocca cucita / bocca cucita / bocca cucita / bocca cucita / bocca cucita / bocca cucita / bocca cucita”).

Tralascio le imprecisioni fattuali (come la presenza di Erdős tra gli altri partecipanti al progetto), considerandole licenze poetiche. Ma anche al netto di ciò ci sono imprecisioni imbarazzanti, quali “Erdős Paul” usato come versione ungherese del nome (p. 32); l'affermazione che i neutroni si possono scindere (35); la “decadenza beta” (40); l'Eterno che crea il mondo in sette giorni e si riposa l'ottavo (204); Oppenheimer che è tentato di sabotare la pila di Fermi infilando una penna nell'ingranaggio (211): come pensa Massini che fosse fatta?

Peggio di tutto, però, è l'approccio infantile alla caratterizzazione dei fisici in quanto tali. Si esprimono usando metafore di una banalità imbarazzante (“Io sono un protone, tu sei un elettrone”) o spiegandosi le cose in termini elementari, come Szilárd (Szilárd!) che spiega a Oppenheimer (a Oppenheimer!) che cos'è una reazione a catena, raccontando di un bambino che lancia un petardo che fa frenare bruscamente un tram che fa cadere una ciclista che... Al paragone i dialoghi fra i personaggi di The Big Bang Theory sono riflessioni profonde sulla natura e le responsabilità della fisica.