venerdì 27 febbraio 2009

L'uomo che sussurrava alle trilobiti

La Repubblica on line, buona ultima, si è accorta di una notizia di cui hanno già parlato varie testate nonché qualche blog anche da noi (per lo meno quello di .mau.), e cioè di una ricerca dell'Università di Reading che avrebbe appurato quali sono le più antiche parole dell'inglese - o in realtà delle lingue umane (indoeuropee?) in generale - e che fa previsioni su quali parole non sopravvivranno. Ecco qui che cosa ne dice per esempio la BBC, e come il Times la presenta in termini di manuale di conversazione per viaggiatori del tempo che vogliano visitare l'età della pietra.

La Repubblica, forse per recuperare il tempo perduto, ha voluto un po' strafare. Io non sono un paleoantropologo, ma visto che l'Homo sapiens esiste da circa 200.000 anni, sono abbastanza certo che milioni di anni fa non ci fosse in giro molta gente simile a noi che parlava (a parte i viaggiatori del tempo di cui si diceva...):

domenica 22 febbraio 2009

Gas nobili

In un testo che stavo scrivendo dovevo menzionare quel tal elemento chimico con numero atomico 36 e simbolo Kr, e mi era venuto il dubbio di come si chiamasse veramente in italiano. A priori ci sono otto possibilità:
(K / C) r (y / i) p t o (n / niente).
In altre parole, krypton, crypton, kripton, cripton, krypto, crypto, kripto o cripto (e Superman non c'entra per niente: è un normale gas nobile).
Ora, da quel che ho visto, i lessicografi e i curatori di enciclopedie e di altri testi sono di larghissime vedute e ammettono non meno di sette grafie sulle otto possibili.
Tutti i dizionari che ho consultato, tranne uno, hanno come lemma principale "cripto", ma poi oscillano sulle altre grafie possibili.
  • Il Devoto-Oli (di cui ho sott'occhio l'edizione del 1990) usa la grafia "cripto" e aggiunge "o crypton; anche krypton" ma sotto la K si può leggere anche "kripto", ovviamente con un rimando a "cripto".
  • Il De Mauro, alla voce "cripto" riporta le "Varianti: cripton, crypton, kripto, krypton".
  • Il dizionario Treccani in rete (corrisponde a uno di quelli su carta?) è altrettanto generoso quanto a numero di possibili varianti, anche se non sono le stesse: "cripto (o crypton /'kripton/; anche kripto, kripton e krypton)".
  • Stesso discorso (cinque varianti, ma diverse) vale per il Gabrielli pubblicato dalla Hoepli: "cripto / o cripton, crypton, krypton, krypto".
  • Il dizionario Garzanti riporta come grafie alternative "antiquate" "cripton o krypton".
  • Il Sabatini-Colletti lo dà semplicemente come "cripto o crypton".
  • Persino il purista D.O.P. ammette "cripto o krypton".
  • Solo il "Dizionario di Pronuncia Italiana" - ma de facto anche di ortografia - di Luciano Canepàri riporta l'unica versione "cripton".
Sembra che l'unica possibilità non ammessa sia "crypto" (che in compenso è il nome di alcuni programmi e società che hanno a che fare con la crittografia, nonché il titolo «italiano» di Digital Fortress di Dan Brown).
Se questo gas voleva rimanere "nascosto" e poco presente alle menti degli uomini, ci è riuscito per bene.

martedì 10 febbraio 2009

Enti televisivi britannici

La Repubblica online, mostrando alcuni fotogrammi in cui si vede un tale che per poco non viene travolto da un treno (sul sito della Repubblica c'è questo e altro), spiega che "le ha registrate la CCTV che mette a disposizione delle autorità il materiale girato dalle telecamere a circuito chiuso."

La CCTV, eh?

mercoledì 4 febbraio 2009

"E" e/o "o"

I pignuoli conoscono già bene l'uso e l'abuso che si fa della neopreposizione "e/o", là dove un normale "o" ci starebbe benissimo. Che ti succede se prendono per "aut" un tuo "vel" tanto rifinito e covato con amore? Non si sa.
Ma oggi mi sono imbattuto nell'esempio più bello fra tutti quelli che ho visto finora, un caso in cui si ha veramente, matematicamente un "o" esclusivo:


(In caso non si legga: il firmatario dichiara "di impegnarsi a comunicare tempestivamente all'Università degli Studi di Roma eventuali altri rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivati nel corso dello stesso periodo con altri committenti al fine di evitare all'Università il versamento di importi in misura inferiore e/o superiore al dovuto.")

È tratto da un modulo da compilare a latere di un contratto di co.co.co. Io non sono un commercialista, e per me molti aspetti delle norme fiscali sono un mistero. In genere mi fido ciecamente degli esperti.
Ma mi sembrerebbe veramente strano che una mia mancata comunicazione faccia sì che chicchessia versi simultaneamente un importo inferiore e superiore al dovuto. Oppure in ambito burocratico non vale più la tricotomia dei numeri reali?