venerdì 15 aprile 2016

Ipercorrettismi dalla Sicilia alla Cina...



...ma in realtà, ovviamente, non c'entrano né la Sicilia né la Cina, ma solo la calata romanesca e l'incertezza di chi, conscio che gli scappa spesso un “fijo” o una “maja” là dove ci andrebbe qualche “gl”, quando deve redigere una scritta per il pubblico, abbonda nel verso opposto, in modo non dissimile da quel negozio a Verona che vendeva grappe “da collezzione”.

giovedì 7 aprile 2016

Ne torse il capo ischifito

Tra le innumerevoli chiacchiere a proposito dell'aggettivo “petaloso”, mi imbatto leggendo altro nel seguente commento su un sito (non importa dov'è, anche perché se uno proprio ci tiene non ha problemi a trovarlo):
Le persone di buon gusto rifuggono non solo, ovviamente, dalle parole indecenti, ma anche da quelle che le richiamino foneticamente. Il "neologismo" inventato da questo scolaro dovrebbe essere bandito anche se fosse presente in un dizionario consolidato (Chi può capire, capisca). E invece la stessa Accademia della Crusca (insieme a giornalisti e governanti) lo esalta e osanna. Che sconforto!
Primo: suppongo che, coerentemente, lo stesso signore proponga di mettere al bando le parole “petizione”, “appetito”, “impeto”, il nome Peter e così via.

Secondo: questo tipo di interventi mi fanno sempre venire in mente quella “favola” di Gadda:
Un moralista volle vedere nel caleidoscopio: ma ne torse il capo ischifito: «Oh, oh, oh!», badava esclamare. 

lunedì 4 aprile 2016

Un pomodoro da un etto è per sempre

Sul Venerdì di Repubblica del 1° aprile 2016 (no, niente pesci; sì, so che non dovrei leggere niente che abbia a che fare con la Repubblica, ma qui c'era una recensione che mi interessava) leggo all'interno di una notiziola a firma di Martina Saporiti a proposito di un metodo per «produrre elettricità dai pomodori»:
L'efficienza della cella è bassa (da 10 milligrammi si ottengono 0,3 watt, per una lampadina da 60 watt ne servono 200), ma si conta di perfezionare presto il procedimento.
Qui ci sono due cose che non vanno.

La cosa peggiore è che con 10 milligrammi di qualsiasi cosa, dall'uranio alla palta, si possono ottenere 0,3 watt: basta non specificare per quanto tempo.
Il watt è un'unità di potenza, cioè di energia per unità di tempo. Tanto come promemoria: sulla bolletta – oltre ad altre cose – è indicata l'energia consumata, espressa in kilowattora; i (kilo)watt indicano invece la potenza impegnata, quella messa a disposizione dal fornitore. Quindi, se a casa, come molti, avete una potenza impegnata di 3 kW, vuol dire che potete sostituire per sempre l'allaccio alla rete elettrica con un pomodoro da un etto.

In soldoni, dire che con 10 milligrammi di qualcosa si ottengono 0,3 watt è né più né meno che dire che con un litro di benzina si va a 100 chilometri all'ora. Sì, sarà senz'altro vero: ma per un minuto o per un'ora?

Bisogna dire che l'errore è dovuto niente meno che all'American Chemical Society, che nel suo comunicato – ripreso quasi alla lettera da varie fonti di informazione – annota enigmaticamente appunto che 10 milligrams of tomato waste can result in 0.3 watts of electricity. Quindi la Saporiti, nel non accorgersene e nel non fare i debiti controlli, è in buona compagnia: Newsweek, CNN etc.

(Cercando quale fosse il vero dato, trovo che al momento attuale non c'è una pubblicazione su questo risultato, che è solo stato presentato a un congresso dell'ACS. Nella presentazione non si menziona questo dato; la cosa più simile è che da un metro quadrato di “electrosurface” si ricavano 7 watt. Suppongo che sia una superficie che viene via via alimentata, così come, mutatis mutandis, un pannello solare: e lì va benissimo, anzi, è l'unica, associargli una potenza erogata.
Facendo qualche conto in un angolo di un foglio usato, vedo che cosa succede se “watt” stesse per “watt-ora”: un'energia specifica di 0,3 Wh/10 mg equivale, in unità più usuali, a circa 108 MJ/kg, che è qualcosa come il doppio di quella del metano usata come combustibile. Troppo, decisamente. Quindi? Watt-secondo? Boh.)

Quello che invece è farina del sacco della Saporiti è la proporzione sbagliata: 0,3 sta a 10 come 60 sta a 2000, non 200.