Leggo solo oggi, sul Tuttolibri di sabato 2 luglio, una “scheda” su un nuova edizione di Flatlandia di Abbott.
Non offenderò i miei 2,5 lettori ricordando loro che, sotto le vesti di una storia i cui personaggi principali sono poligoni bidimensionali, si tratta - oltre che di un divertissement godibile di per sé - di una satira della società vittoriana, con la sua rigida divisione in classi (che qui corrisponde alla diversa considerazione di cui godono poligoni con numeri di lati diversi) e il suo sessismo (in Flatlandia le donne sono segmenti unidimensionali, e quindi con il numero minimo possibile di lati, e per giunta obbligate per legge a ancheggiare, altrimenti da davanti sarebbero quasi invisibili e pericolosissime).
Bene: la persona che ha curato queste schede deve essere vittima di un po' di confusione e di una buona dose di avversione per la matematica, perché secondo lei Flatlandia è “una sintesi in chiave satirica di come l'arido mondo matematico possa essere capovolto grazie all'introduzione di un elemento umano. Un'allegoria divertente contro i dogmi matematici e un materialismo spinto alle conseguenze estreme”.
Non so voi, ma a me sembra analogo a dire che la Commedia di Dante è una satira contro gli enormi buchi conici nel terreno...
O forse per l'illustre curatrice la Commedia dimostrerebbe come proprio con i buchi conici nel terreno è possibile capovolgere l'arida teologia cattolica, che il poeta aborriva, da bravo ghibellino, ateo e probabilmente pisano.
RispondiElimina