“Il disaccordo non è un ostacolo che impedisce l'argomentazione, anzi può essere proprio il punto di partenza di una buona discussione che mira alla risoluzione verbale del disaccordo, se possibile, o a una migliore comprensione degli opposti punti di vista e delle ragioni del contrasto.”
Dovrebbe essere un'ovvietà, ma visto che a quanto pare non è così, me la appunto.
È solo una tra le tante considerazioni sagge che leggo nel bel libro E qui casca l'asino di Paola Cantù (Bollati Boringhieri, 2011, 177 pagg., 15 euro), dal sottotitolo “Errori di ragionamento nel dibattito pubblico”. E quando dico “bel libro”, lo intendo nel senso tecnico di “libro pieno di sostanza e anche piacevole da leggere”, ricco di esempi dalla Fallaci (nomen omen) a Habermas, da Grillo a Ronchey.
E tornando al disaccordo come punto di partenza - cullandosi nell'idea utopica che possa veramente essere così, se non nella politica in grande, per lo meno in discussioni più in buona fede - tra quelli che stanno cercando di mettere in pratica questo concetto, ci sono i miei amici di Vilfredo Goes to Athens. E quando dico “mettere in pratica”, lo intendo nel senso tecnico di “allestire un sito web in cui è possibile impostare discussioni, esprimere le rispettive opinioni e vedere se si riesce a farle convergere verso posizioni accettabili per tutti”.
[Il tag erori, per una volta, non si riferisce a qualche erore specifico, ma a un libro sano che è volutamente pieno di errori e fallacie perché li studia e classifica con cura e quasi con affetto.]
E tornando al disaccordo come punto di partenza - cullandosi nell'idea utopica che possa veramente essere così, se non nella politica in grande, per lo meno in discussioni più in buona fede - tra quelli che stanno cercando di mettere in pratica questo concetto, ci sono i miei amici di Vilfredo Goes to Athens. E quando dico “mettere in pratica”, lo intendo nel senso tecnico di “allestire un sito web in cui è possibile impostare discussioni, esprimere le rispettive opinioni e vedere se si riesce a farle convergere verso posizioni accettabili per tutti”.
[Il tag erori, per una volta, non si riferisce a qualche erore specifico, ma a un libro sano che è volutamente pieno di errori e fallacie perché li studia e classifica con cura e quasi con affetto.]
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